I luoghi dei paradisi artificiali

Da "I Paradisi Artificiali" di C. Baudelaire, emergono due categorie di luoghi in cui i Paradisi artificiali prendono forma o si sviluppano:

LUOGHI FISICI
Possono essere dei luoghi chiusi, un salotto con amici con cui condividere l'esperienza, ma anche una stanza qualsiasi, nella solitudine della propria casa, come descrive più volte Baudelaire, dove ci si sente al sicuro e si possano godere, ma anche subire le alterazioni in tutta la loro potenza sul corpo e sulla mente.
Anche gli spazi aperti, esterni alla sicurezza della propria abitazione, sono naturalmente i luoghi dei paradisi artificiali, in cui elevare e moltiplicare la propria personalità, con il solo inconveniente che chi ha fatto uso di questi artifici si sentirà in obbligo di nascondere i mirabili effetti che sta vedendo e vivendo interiormente, evitando di mostrare apertamente la sua momentanea condizione. Nel libro vengono descritte due scene di questo tipo: un divertente "colloquio" con un farmacista e la visione di un'opera a teatro.
Nelle "Confessioni di un mangiatore d'oppio", de Quincey scrive di come era solito vagabondare per la città di Londra, immergersi nella folla e nella <<corrente umana>>, ma anche di come osservava le sue dinamiche con distacco, dalla finestra.

Claude Monet, Parliament at sunset, 1904

LUOGHI MENTALI
La mente naturalmente è il luogo e lo spazio all'interno della quale l'immaginazione e la fantasia alterano la percezione del mondo reale in cui il fruitore di sostanze stupefacenti si trova. E' certamente condizionata dalla reale posizione spaziale dell'individuo, ma la mente è il vero luogo in cui l'io può davvero elevarsi e moltiplicarsi ed espandersi verso l'infinito, tentando di ricongiungersi con l'Onnipotente, se non pensando addirittura di sostituirlo, sentendosi così superiore al resto dell'umanità, rea di non comprenderne le visioni divine.

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