Gli utilizzatori dei paradisi artificiali

<<Se temperamenti grossolani e istupiditi da un lavoro giornaliero e senza attrattive possono trovare nell'oppio grandi consolazioni, quale sarà l'effetto su una mente raffinata e dotta, su un'ardente e colta immaginazione>>

Questa meravigliosa frase tratta dai "Paradisi artificiali" di C. Baudelaire individua e circoscrive gli utilizzatori di quegli artifici atti ad elevare l'individuo dalla prigione del proprio corpo, e li divide anche in una sorta di gerarchia: il fruitore comune, un uomo qualsiasi senza alcuna peculiarità o virtù e il fruitore colto, che ha ricevuto un'adeguata istruzione e che ha sviluppato una mente raffinata che sappia cogliere e far germogliare in tutta la loro potenza i frutti dell'oppio - e vi riuscirà ancora meglio se <<solcata dal fecondo dolore>> in tenera età, come d'altronde successe a T. de Quincey.
E' comunque chiaro che dal momento della sua diffusione, l'oppio ha avvelenato il mondo, indipendentemente dalla classe sociale e dall'età, dai disgraziati che de Quincey tanto amava frequentare durante i suoi vagabondaggi notturni fino alle menti dotte, ed è così tutt'oggi; la radice venefica delle droghe non è stata estirpata e le ricadute sulla società sono visibili, così come lo furono quelle dell'oppio nel corso dell'800.

"L'Absinthe", Edgar Degas (1876)



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