I paradisi artificiali nella letteratura narrativa - C. Baudelaire - I Paradisi Artificiali

Tutta la ricerca svolta nell'universo dei Paradisi artificiali non poteva che avere alla base la lettura dell'opera di Baudelaire.

"Tra le droghe più indicate a creare ciò che chiamo l'Ideale artificiale, eliminati i liquori, che spingono in fretta al furore materiale e annientano la forza spirituale, e i profumi, il cui uso eccessivo, pure rendendo più sottile l'immaginazione dell'uomo, snerva gradualmente le sue forze fisiche, le due sostanze puù energiche, quelle il cui uso è più comodo, e più a portata di mano, sono l'hascisc e l'oppio. Argomento di questo studio è l'analisi dei misteriosi effetti e dei morbosi godimenti che queste droghe possono generare, degli inevitabili castighi che derivano dal loro uso prolungato, e infine della stessa immoralità insita nello sforzo di raggiungere un falso ideale"

Garzanti, XII edizione, luglio 2016

Nell'opera emerge la contrapposizione tra oppio e hascisc, tra possibilità di raggiungere il divino e consapevolezza della caduta  verso gli abissi della tenebra, in un ripetersi continuo della sorte destinata all'uomo biblico e miltoniano.
L'hascisc secondo l'analisi del poeta, può portare solo il naturale all'eccesso, non permette il pieno accesso ai Paradisi artificiali: "gli uomini di mondo e gli ignoranti, curiosi di conoscere godimenti d'eccezione, tengano per certo, dunque, che nell'hascisc non troveranno nulla di miracoloso, assolutamente nulla se non il naturale all'eccesso".
L'oppio può provacare una vera dispersione dell'io verso l'infinito, ma le conseguenze, il bisogno e la necessità, che il corpo e la mente esigono in maniera sempre maggiore, così come narrate da De Quincey, sono devastanti.

All'indomani del risveglio, nel momento in cui, a fatica, il corpo cerca di richiamare a sè tutte le parti che compongono la sua anima che ha vagato per lo spazio ed il tempo, il poeta si domanda come rendere eterne le visioni meravigliose cui ha assistito.

Come cristallizzare quindi il "giorno paradisiaco"? Come cristallizzare l'esperienza vissuta attraverso l'oppio non ancora contaminata dalla ricaduta nella pesante tenebra della comune esistenza quotidiana?


Attraverso l'immaginazione e la trasposizione dei pensieri nella poesia.

La POESIA è il solo mezzo per raggiungere il paradiso. Il poeta infatti, immagina già naturalmente tali paradisi, senza avere la necessità di assumere alcuna sostanza: "in pochi secondi, ciò che esisterebbe solo nella mente di un poeta come naturale paragone diverrà realtà nella vostra" scrive Baudelaire parlando del momento in cui l'ebbrezza si manifesta in tutti i sensi, attraverso il corpo e liberandone la mente.

Portrait de Baudelaire, Gustave Courbet, 1848-1849
C. Baudelaire ritratto da Emile Deroy, 1844


















C. Baudelaire in una foto di Etienne Carjat, 1862

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